Tim Burton lavora ancora con Disney come per il remake La Fabbrica di Cioccolato e ci propone un ipotetico sequel del classico animato Alice nel Paese delle Meraviglie. Cosa ne esce fuori? Un fantasy a metà tra Labyrinth (Jim Henson) e Narnia e con qualche elemento della Storia Infinita (ma forse a dare questa sensazione è solo il risultato del rendere in computergrafica gli elementi folli di Alice).
Per gli amanti dell’Alice classico Disney attenzione quindi, non è un remake, aspettatevi un viaggio un po’ diverso.
Tutto quello che il regista poteva fare in termini di atmosfera, personaggi ed art direction in generale l’ha fatto: la scelta degli attori, l’integrazione con la CG degli attori veri (e modificati) e il design dallo Stregatto alla Regina passando per le guardie carte da gioco, tutto è adattato al suo stile e perfetto (io l’ho visto in 3D e gli interni del castello mi hanno davvero colpito).
La scena della caduta e tutta la sequenza della stanza in cui Alice cresce e si rimpicciolisce sono proprio “burtoniane” così come tutto il look generale del film, a parte un topino e una famiglia di cani che sembrano più “ordinati” dalla produzione Disney che farina del sacco del regista.
Peccato solo per una cosa per noi maschietti, la bionda eterea Mia Wasikowska (un’azzeccata Alice), sarebbe stato molto, interessante vederla uscire nuda dopo essersi “ristretta” con la pozione no?
Veniamo al personaggio più atteso, Johnny Depp inseparabile feticcio di Burton (è quasi una mania da psicoanalizzare ormai) qui Cappellaio Matto in cui davvero intravediamo una “follia” patologica (motivata) oltre che al lato divertente. Perfetto come al solito per il ruolo comunque, per forza di cose però un po’ troppo… presente nella storia.
La musica del fido collaboratore di Burton, Danny Elfman non spicca a mio parere, anche se l’ho trovata similare al tema di Avatar in un passaggio… ma sarò ormai “deviato”.
In conclusione quello che manca è un po’ di pathos e qualche altra scena più memorabile, ma dopotutto è sempre un film per “bambini”… suppongo.
Si riconosce comunque la critica tipica di Burton all’aristocrazia perbenista (critica all'”acqua di rose” ovviamente…) che risparmia solo pochi personaggi in contrapposizione all’anticonformismo di Alice che proprio grazie in virtù di questa caratteristica, vivrà l’esperienza onirica nel Paese delle Meraviglie, momento di passaggio e crescita in società… insomma avere il coraggio di andare controcorrente (come ha fatto Burton nella sua carriera?) paga!
Il 3D aggiunge un buon senso di “immersione” alla Avatar, ovvero più giocato sulla prospettiva, sulla profondità che su elementi che “invadono” la sala, comunque avrete voglia di accarezzare lo Stregatto ogni volta che appare. Superiore per i miei gusti, alla Fabbrica di Cioccolato dovendo fare un paragone “alla pari”.
Suvvia.. cosa aspettate? Tutti a ballare la “deliranza”!! UPDATE: se siete dotati di impianto 3D a casa ecco il blu-ray che fa per voi.
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